- Settembre 3, 2025
- Visibileweb
Dopo mesi di indiscrezioni, è il caso di parlarne e affrontare uno dei temi caldi del momento. Ovvero, come ottimizzare i tuoi contenuti per ChatGPT e Google AIO?
Per scoprirlo, cominciamo da un dato interessante. Una nuova ricerca di BrightEdge afferma che Google AI Overviews, AI Mode e ChatGPT consigliano brand diversi quasi il 62% delle volte. Ogni piattaforma, dunque, interpreta gli stessi dati in modo diverso, suggerendo che le piattaforme AI abbiano effettivamente diversi modi di pensare alle stesse cose.
Non solo. Sempre dalla stessa ricerca emerge che Google AI Overviews ha registrato in media 6,02 menzioni di marchi per query, rispetto alle 2,37 di ChatGPT. Le query di ricerca commerciali (che contengono frasi come acquista, dove, offerte) hanno generato menzioni di marchio per il 65% delle volte su tutte le piattaforme, suggerendo così che questo tipo di chiavi ad alto intento continuano ad essere affidabili per l’e-commerce, esattamente come nei motori di ricerca tradizionali.
Le differenze tra piattaforme AI sono sostanziali
I punti in comune tra le diverse piattaforme corrono però il rischio di essere finiti qui. La ricerca afferma infatti che molte query identiche hanno portato a raccomandazioni di marchi molto diverse a seconda della piattaforma di intelligenza artificiale.
In particolar modo, ChatGPT cita marchi affidabili anche quando non si basa sui dati di ricerca, indicando che si basa sui dati di addestramento LLM. Google AI Overviews cita invece i marchi 2,5 volte di più di ChatGPT mentre Google AI Mode cita i marchi meno spesso di ChatGPT e AIO. Insomma, ChatGPT favorisce i marchi affidabili, Google AIO enfatizza l’ampiezza della copertura con più menzioni del marchio per query e Google AI Mode consiglia selettivamente i marchi.
Strategie specifiche per ogni piattaforma
Ma che cosa possiamo trarre da quanto sopra?
È semplice:
- ChatGPT sembra essere molto dipendente dai dati con cui è stata addestrata e, di conseguenza, i marchi affermati con forte presenza storica possono raccogliere più menzioni senza bisogno di nuove citazioni. Insomma, una sorta di dividendo di autorità che molti marchi non si rendono conto di aver già guadagnato.
- Google AI Overviews presenta in media oltre 6 slot per query pertinente, con schemi piuttosto chiari che lasciano intuire esattamente come guadagnare visibilità. Lavorare su questi pattern permette di ottenere maggiori citazioni.
- Google AI Mode si dimostra invece molto più selettivo e questo significa che meno marchi emergono in questa piattaforma. Quelli che ci riescono, però, ottengono un forte supporto alle citazioni, a rafforzamento della propria authority sul web.
C’è però almeno un altro dato che sta emergendo dalla ricerca, ed è davvero molto interessante. Ovvero, il fatto che tra le piattaforme di AI ci sarebbe una sorta di effetto di rete di citazione. BrightEdge dichiara infatti che guadagnare citazioni in una piattaforma potrebbe influenzare positivamente la visibilità nelle altre.
L’importanza dei contenuti di qualità nell’era dell’AI
L’interconnessione tra piattaforme rende ancora più importante la creazione di contenuti di alta qualità e autorevolezza. I marchi che investono nella produzione di contenuti informativi, accurati e ben strutturati hanno maggiori probabilità di essere citati attraverso tutte le piattaforme AI: la content strategy diventa dunque un elemento strategico fondamentale per la visibilità digitale del futuro.
Inoltre, è importante considerare che le piattaforme AI stanno evolvendo rapidamente i loro algoritmi di raccomandazione. Quello che funziona oggi potrebbe non essere efficace tra sei mesi, rendendo così necessario un approccio flessibile e orientato al monitoraggio costante delle performance.
Partire dalla SEO tradizionale va sempre bene
Al netto di tutto, quel che occorrerebbe fare è dunque cercare di creare contenuti che funzionino in tutti e tre gli ambienti, e sfruttare in tal modo i benefici che sopra abbiamo riassunto. Ma come riuscirci?
Considerato che al momento nessuno ha la ricetta magica del buon funzionamento sugli algoritmi di intelligenza artificiale, è e sarà ancora una volta la SEO, l’ottimizzazione per la ricerca tradizionale, ad essere la chiave di volta su cui si deve basare l’intera strategia.
Insomma, la SEO tradizionale è ancora il modo per creare visibilità nella ricerca AI, con gli stessi dati di BrightEdge che indicano che lavorare sulla SEO è direttamente efficace per AIO e ha un effetto più indiretto per AI Mode e ChatGPT.
Per esempio, ChatGPT può citare i nomi dei marchi direttamente dai dati di addestramento e dai dati in tempo reale. Cita anche i marchi direttamente dall’LLM, suggerendo così che generare una forte visibilità del marchio legata a prodotti e servizi specifici può essere utile, poiché è ciò che alla fine entra nei dati di addestramento dell’intelligenza artificiale.
Cosa fare in futuro
Per prepararsi al meglio a questo nuovo scenario, le aziende dovrebbero concentrarsi su alcuni aspetti chiave:
- la costruzione di una solida reputazione online attraverso contenuti di valore,
- l’ottimizzazione tecnica dei siti web per favorire l’indicizzazione da parte degli algoritmi AI,
- lo sviluppo di una strategia di brand awareness che tenga conto delle specificità di ciascuna piattaforma.
Il futuro della visibilità digitale sarà chiaramente sempre più legato alla capacità di adattarsi a questi nuovi approcci, mantenendo però salde le basi della SEO tradizionale che continueranno a rappresentare il fondamento di ogni strategia di successo.